Il Revolver del titolo non c'azzecca niente con la pistola, o meglio c'azzecca si ma solo con una sua parte: il tamburo, l'alloggiamento dei proiettili, il coso che ad ogni BANG gira su se stesso e gira, gira, gira fino a trovarsi alla posizione di partenza.
Sam vive in due realtà diverse. Nella prima è un noioso impiegato di un noioso giornale dove ha un noioso lavoro che consiste nell'editare foto di feste di riccastri, odia il suo capo, non ha nessun rapporto con i colleghi, ha una fidanzata che non pensa ad altro che quale tinta di verde delle tendine si abbini meglio col nuovo divano da 10.000$ appena comprato. Nella seconda realtà il mondo è andato a rotoli, influenza aviaria, disastri naturali e guerre atomiche hanno sfasciato tutto lo sfasciabile e Sam, che si vede ogni giorno costretto a fare scelte difficili per campare, assieme al suo capo ed i suoi colleghi con cui si è barricato nella sede del giornale, decide di fare la sua parte con quello che meglio sa fare, stampare un giornale dal titolo REVOLVER da sganciare con un'aereo sulle zone più densamente popolate in modo da informare quante pù persone possibile sulla situazione generale dopo che queste son state lasciate completamente all'oscuro dal crollo dei mezzi di comunicazione tradizionali.
Ogni notte, alle 11.11, BANG, Sam si addormenta e si risveglia nell'altra realtà, passa da quella in cui è un vermetto insoddisfatto a quella in cui deve tirar fuori le palle o muore ed ha un alto scopo, ed inizierà ad usare le informazioni ricavate nell'una per migliorare la vita nell'altra e viceversa.
Si, sembra molto Awake pure a me, ma questo è uscito un bel pezzo prima.
Matt Kindt si carica tutto il lavoro sulle spalle, scrive, disegna, inchiostra, non so se lettera visto che per una volta ho comprato l'edizione italiana (Bao Publishing, 17€ o giù di li, cartonata, molto bella) però so per certo che si faceva anche il caffè quando gli veniva l'abbiocco.
Ci semplifica le cose usando due registri cromatici diversi per le due realtà: il fumetto è in bianco, blu e marrone ma, mentre nella realtà di tutti i giorni prevale un blu malinconico nella realtà ohshit prevale un marrone.... ohshit. Può sembrare un'idea banalotta ed in effetti lo è pure, però funziona bene, semplifica la lettura, basta la prima occhiata alla vignetta per capire dove ci si trova e tanto basta.
Il punto forte questo fumetto è sicuramente lo storytelling, quando a scrivere e disegnare è la stessa persona è normale che questi due aspetti si sposino al meglio, non c'è un disegnatore che deve interpretare le parole dello scrittore e non c'è uno scrittore che deve adattarsi allo stile del disegnatore, viaggia tutto a presa diretta, ma in più Mattiuccio ci mette una grande abilità a scandire il tempo, nel taglio delle vignette e nella rappresentarzione delle scene, e un certo gusto a caricare piccoli dettagli di un forte significato simbolico.
Si insomma tutto bello tutto figo tutto tutto, però...
...però non te ne puoi venire nel 2010 con la fine del mondo e l'autodistruzione come chiavi per liberarsi dalle catene della nostra realtà consumistica, purtroppo Fight Club è uscito 20 anni fa ed ha sputtanato il tema al grande pubblico per sempre
...però ogni tanto si nota un voler calcare un po' troppo la mano sul tema intimista alla Ozpetek che si un po' va pure bene però e daje e daje e daje e poi che palle.
...però Sam è proprio antipatico
...però se devi mettere quella trovata là nel finale per far contenti quelli che vogliono la spiegazione a tutti i costi lasciali scontenti e risparmiaci ste stronzate, dai.
Si insomma Revolver è bello. Molto bello. Ben scritto, molto ben disegnato, però...
in una scala dei migliori vestiti che potrai mai indossare, che va da quei jeans stretti stretti che ti fanno salire le palle in gola alla felpa che hai da 15 anni e che non butteresti mai perché è morbida, comoda, e la senti parte della tua pelle ormai, questo Revolver è un cappotto. Un bel cappotto. Di un bello a livello cappotto di Tennant nel DrWho per capirci, e bello livello Tennant qua da me significa bello bello. Però quando lo vai a vedere da vicino c'ha rifiniture approssimative, cuciture debolucce e bottoni che sembrano poter saltare via alla prima strattonata un po' più forte.
Si insomma però... ...però è un peccato.
Nessun commento:
Posta un commento