L'isola di Qui è un posto ordinato. Molto ordinato. Pure troppo. Le strade sono pulite, tutte le case sono uguali, gli alberi e le siepi tagliate tutto allo stesso modo. Gli abitanti di Qui sono altrettanto ordinati, impeccabili, perfettamente vestiti e rasati, puntuali ogni lunedì mattina in ufficio ad analizzare dati, compilare tabelle, rappresentare tutto in un grafico.
Al di la di Qui, oltre il mare, c'è Lì. Lì per gli abitanti di Qui è un posto dove regna il disordine, il caos, il male. Nessuno ci è mai stato, chi ha provato ad avventurarsi per mare per andare Lì non è mai tornato, quindi sarà sicuramente un posto brutto, talmente bruto che tutti gli abitanti di Qui che hanno casa vicino al mare non hanno nemmeno una finestra che si affacci verso Lì.
Dave abita Qui, ed è sempre stato completamente glabro tranne un unico piccolo peletto sotto al naso che non riesce a tagliare via, ogni volta che ci prova questo ricresce quasi istantaneamente.
Un giorno però a Dave viene un attacco di panico al lavoro ed il suo pelo inizia a crescere, crescere, crescere, gli vien su un bel barbone fluente che per quanto provi a tagliare cresce sempre più forte e veloce di prima, finché non riesce più a tenerla chiusa in una stanza diventando un problema di ordine pubblico per Qui ed i suoi abitanti.
La critica, quella seria, quelli bravi, si diverte a dare definizioni come "favola per adulti" che io come al solito non riesco a capire granché. Non ci stanno zizze, non c'è sesso, non c'è una rappresentazione particolarmente cruda della violenza, La Gigantesca Barba Malvagia parla della paura che si prova verso quello che non si conosce, della repulsione ed allo stesso tempo della fascinazione che si prova verso il diverso. Non mi sembra roba da tenere fuori dalla portata dei bambini, anzi.
Dave vorrebbe essere un cittadino modello per Qui, vorrebbe vivere la sua routine felice come tutti gli altri, invece è irrequieto, si fa troppe domande, e cova tutto questo caos dentro di se finché la pelle non riesce più a trattenerlo ed ha questa trasformazione kafkiana: inizia un viaggio che lo porterà dall'essere uno qualunque ad un individuo unico e la sua trasformazione, così straripante, farà in un certo senso da esempio agli altri cittadini di Qui che non avranno più vergogna di quel pezzettino di Lì che si nasconde sotto la pelle di ognuno.
Il fumetto è in bianco e nero, un po' per riflettere la monotonia di Qui, ma invece di scegliere la strada "piatta" della china Stephen Collins si lancia in un ardito chiaroscuro a carboncino e riempie i neri di striature, dettagli, onde, movimento, per mostrare quanto caos e quanta vita si nascondano dietro l'apparente monotonia del nero.
Andando sul lato più fumettistico, Collins usa poco i baloon, la carretta la fa portare avanti alla voce narrante fuori campo che parla sempre in rima (aspetto che un po' si perde nell'edizione italiana Bao, altrimenti impeccabile, bel volumone grosso con ottima carta), al montaggio della tavola e al taglio delle vignette, roba di una complessità e di un respiro tali che non te li aspetti mica da un tizio che è abituato a disegnare poche tavole per le strisce a fumetti del Guardian!
Nella scala delle barbe più belle della storia, che va da zozzerie a la Jack Sparrow al barbone di Gandalf, La Gigantesca Barba Malvagia è la barba di Hagrid: folta, densa, larga, incasinata. e (per far contenta la critica) che piace anche ai bambini.
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