martedì 4 giugno 2013

Cage MAX

Se siete qua sopra significa che se dico Marvel MAX ci capiamo al volo e non devo spiegrvi di che cosa si tratti, no? Bene, però quello che siete giustificati nel non sapere è che la Panini ha deciso di fare delle ristampe da edicola di alcuni dei primi fumetti usciti sotto quest'etichetta battezzando la collana Max Best Seller con Cage, miniserie del 2002 di Azzarello e Corben, all'onestissimo prezzo di 5.50€


Luke Cage, segni particolari superforza e pelle indistruttibile, prima che Bendis lo prendesse in simpatia e lo portasse a forza tra le fila dei Vendicatori rendendolo uno dei personaggi più importanti della sua gestione si faceva chiamare Power Man, andava in giro in tutina ed assieme all'amico Danny Rand / Iron Fist aveva tirato su gli Heroes for Hire, gli Eroi in Vendita, supergruppo che svolgeva attività di investigazione e alla bisogna di supercazzoti dietro compenso.
In questa rilettura in chiave moderna del personaggio fornita da Brian Azzarello, Cage è sempre grande e grosso, lavora sempre dietro compenso ma più che un supereroe qua è una specie di detective privato/picchiatore che viene ingaggiato da una donna di Harlem per scoprire chi ha ammazzato sua figlia. Verrà tirato in mezzo a una guerra tra gang e non se la vedrà tanto bella.

La caratteristica potrei dire proprio formante del personaggio di Luke Cage è sempre stata davanti agli occhi di tutti,e cioè quella di essere nero, rappresentante di una minoranza di lettori essendo in minoranza tra gli eroi. Tra divinità alte, bianche e bionde, soldati alti, bianchi e biondi, miliardari alti, bianchi e biondi, fotografi freelance alti, bianchi e bio... no quello era moro ma va bene lo stesso... insomma in mezzo a tutta sta caucasicità ti ritrovi ad essere bandiera anche senza volerlo. Mentre la sua versione classica è stata sempre misurata Azzarello in questa versione MAX abbaraccia lo stereotipo del nigga gangasta alla 50cent, duro e sbruffone, tutto bandane, orologi pacchiani e catenoni d'oro, un completo ribaltamento di carattere che se siete neri e americani magari vi può andare di traverso, ma visto che siamo bianchi e italiani è giusto che ce ne freghi il giusto. Cioè niente.

Azzarello si limita a fare il compitino e visto che è bravo il suo compitino si fa comunque leggere con gusto, però sembra una di quelle storie scritte col manuale di sceneggiatura affianco, va come un treno dritta per la sua strada, i personaggi fanno tutto quello che ti aspetti, ti sta antipatico chi ti deve stare antipatico, ti sta simpatico chi ti deve stare simpatico e i colpi di scena sono esattamente dove dovrebbero stare, niente guizzi, niente scossoni, niente di inaspettato.
Richard Corben fa scopa, si tiene lontano dalle sue tavole più spinte e grottesche preferendo un tratto molto più standard. Poi uno è quello che è e non può andare completamente contro la sua natura, perciò se fai molta attenzione in alcuni piccoli particolari tipo gli occhi, i denti, alcune espressioni facciali e l'impostazione di alcune tavole soprattutto nella  parte finale vengono fuori scampoli del caro vecchio Corben "malato" che siamo abituati a conoscere.
Non ne parlo mai ma a questo giro merita di essere sottolineato il lavoro del colorista, Jose Villarrubia, che riesce nell'impresa di rendere ancora più digeribile Corben al grande pubblico e senza appiattirlo. Stabben.

In una scala dei tuoi nigga preferiti di The Wire, che va da D'Angelo Barksdale a Omar Little, Cage MAX è Stringer Bell, quello con gli occhi fissi sugli affari, costruito per vendere e per piacere.

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