mercoledì 4 febbraio 2015

Cotto a Puntino - Guillame Long

Non è che mi sia fatto prendere pur'io dalla cucinamania che sembra esser scesa sull'Italia da qualche anno a questa parte, eh! Si, certo, Mi piace guardare Bastianich che sputa nei piatti, Cannavacciuolo che tira i suoi benevoli schiaffoni ai cuochi dei ristoranti in rotta di fallimento, son diversi anni che non mi perdo una puntata di Hell's Kitchen... però non metto mano ai fornelli se non costretto e la Clerici e la Parodi manco morto!
Fatto sta che una di ste sere in libreria, in cerca di qualcosa di diverso da leggere, mi trovo davanti questo fumetto e, considerato che a pranzo non avevo mangiato niente decido di portarlo in cassa per farmi del male per tutto il viaggio in treno fino a casa. Ricordo pure di averne letto un minitrafiletto su una delle classifiche di fine anno Migliori Fumetti del 2014 di qualche rivista generalista, quindi il nome mi ronzava in testa.
Piccola parentesi, intendiamoci, io non mi fido granché delle recensioni di fumetti che trovo su Panorama, L'Espresso o chi per loro perché in linea di massima son scritte dalle stesse persone che recensiscono i libri, che di fumetto non capiscono niente, e se ti va bene usano gli stessi metri di giudizio che sono stati abituati ad usare coi libri per anni (cosa che non si fa perché ovviamente libro e fumetto son due oggetti diversi, dalla struttura diversa, che usano un linguaggio diverso, hanno scopi diversi... l'ho scritto abbastanza volte DIVERSI no?), ma se ti va male il fumetto nemmeno l'hanno sfogliato e riempiono la loro classifica un po' per sentito dire, un po' perché gli tocca, un po' per moda e un po' per far piacere all'amico, però m'era venuta la curiosità di vedere com'è fatto un libro di cucina a fumetti e questo era l'unico di cui avessi mai letto qualcosa, per quanto da una fonte non esattamente affidabile, quindi l'ho preso praticamente a scatola chiusa.


Quindi mi siedo nel treno, inizio a sfogliare e... "Sto Cotto a Puntino è proprio na strana bestia" penso dopo cinque minuti, non è affatto un libro di cucina ma sembra più un diario, una collection di microstorie più o meno legate alla cucina: in una pagina lui che si gasa per un grembiule nuovo, poi tre pagine su come si fa il caffé, poi una pagina con una ricetta sull'insalata di dente di leone, due pagine su come si abbuffa di ciliegie, mezza pagina su come gli faccia schifo il pesce impanato... Il risultato è scollato e disomogeneo, come gli è venuto in mente a questo di scrivere un fumetto in questo modo?
Al che mi viene il dubbio, apro il risvolto di copertina con la biografia dell'autore e "[...] Dal 2009 il nostro raffinato buongustaio può dirsi un uomo soddisfatto, dal momento che trova il modo per unire con umorismo cucina e fumetti all'interno di un blog gastronomico ospitato sul sito del quotidiano Le Monde e opportunamente chiamato Cotto a Puntino".
AAAAHHH! (urla di morte) Una raccolta da blog? Una FOTTUTISSIMA raccolta da blog? Dovrebbe esserci una legge che ne vieti la pubblicazione, o che renda almeno obbligatorio un banner grosso grosso e rosso in copertina con su scritto ATTENZIONE RACCOLTA DA BLOG!
Forse non s'era capito ma io odio le raccolte da blog, sono sbagliate a prescindere. La tavola da blog ha un senso nella sua immediatezza e nella sua contemporaneità, buttata in un libro in mezzo a 70 suoi simili a distanza di anni non solo perde lo spirito del momento in cui è stata scritta e pubblicata, ma perde di acume: è stata scritta per essere letta in un minuto scarso ed in quel poco tempo deve lasciare il segno, in un insalatone questa caratteristica strutturale si perde. E' come la Legge di Conservazione del Ninjutsu: in ogni battaglia è disponibile solo una quantità finita di Ninjutsu, perciò un solo ninja è una macchina di morte, tanti ninja sono carne da cannone.
Insomma, se lo sapevo non lo compravo proprio.


Astio pregiudiziale a parte, le storielle son carine e simpatiche, non mi sognerei mai di dire utili ma comunque curiose. Le meglio riuscite sono i reportage in bianco e nero lunghi una decina di pagine o poco più dei viaggi culinari di Guillaume all'estero, a Budapest e Venezia, comprensivi di recensioni di ristoranti, consigli turistici, momenti sfiziosi... Bello! Per il resto si alternano ricettine semplici semplici e momenti personali senza grandi scossoni.
I disegni, per quanto ad una prima occhiata sembri che se davo dieci mila lire al mio falegname le faceva meglio, hanno stile e carattere, e sono meno semplici di quanto sembri: c'è una tavola a inizio volume dedicata a "come riconoscere il pesce quando non ha la forma di un pesce e stupire così il vostro pescivendolo" dove sono rappresentati 35 filetti con poche linee e pochi colori ma in maniera azzeccata. Se avete preso qualche volta la matita in mano sapete quanto sia difficile a volte rappresentare gli oggetti di uso più comune, perché se con l'anatomia, le prospettive, i palazzi e le automobili puoi aver fatto tanta pratica non ti viene in mente di disegnare una caffettiera, uno scolapasta, 35 filetti di pesce o venti pomodori di specie diversa finché non ti trovi effettivamente a doverlo fare.

Insomma un volumetto carino, curioso e sfizioso ma difficilmente ne comprerò un seguito. Piuttosto leggo il blog che tanto il francese si capisce, va.

In una scala dei tuoi piatti preferiti che va da pasta e zucca (mia nemica fin dai tempi dell'asilo) a spaghetti con le vongole (se esistesse un dio mangerebbe solo quello), cotto a puntino è un piatto di orecchiette con le cime di rapa (ricetta tra l'altro contenuta pure nel libro): non lo ordinerei mai, se me lo trovo davanti però me lo mangio ed è capace che mi piace pure, ma continuerò a non ordinarlo mai

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